T-34/76

U.R.S.S. (1940)

 

IL T-34 IN PRODUZIONE

Il carro T-34 si presentava come notevolmente più avanzato rispetto a tutti i mezzi dell’epoca: lo scafo era di ridotte dimensioni ma dotato di corazzature angolate e sufficientemente spesse; l’ armamento consisteva in un cannone da 76,2 mm e due mitragliatrici; la trazione e gli organi meccanici erano posteriori, eliminando pesi e ingombri nella parte anteriore. La mobilità era eccellente: le sospensioni Christie permettevano una notevole escursione verticale ai grandi rulli; il motore diesel era potente mentre i larghi cingoli facilitavano la marcia su terreni fangosi O innevati. Come sempre accade per i primi esemplari di macchine complesse i T-34 di produzione iniziale si rivelarano pieni di difetti: trasmissione di difficile uso e facile alle avarie, unico portello (grande, pesante e incernierato anteriormente) sul cielo della torretta dispositivi di visione e puntamento di scarsa qualità, insufficiente aerazione del vano di combattimento. Il nuovo mezzo fu tenuto segreto e costituì un’ amarissima sorpresa per la Wehrmacht quando il 24 giugno 1941 i tedeschi se lo trovarono per la prima volta di fronte nel settore russo meridionale. Stalin in persona ordinò l’ aumento della produzione dei T-34 e alle due fabbriche KhPZ e STZ se ne aggiunsero presto altre alcune delle quali realizzate appositamente nelle regioni orientali lontane dal fronte; nel complesso lavorarono alla costruzione delle varie componenti del T-34 ben 42 stabilimenti, ognuno dei quali adottò particolari soluzioni che differenziarono la produzione a volte in maniera molto evidente come nel caso delle torrette realizzate per fusione o saldatura. A partire dal 1942 la mescolanza di parti appartenenti a varie serie e fabbriche diventò una caratteristica dei T-34: furono adottati nuovi cingoli, rulli alleggeriti o sprovvisti di parti gommate, serbatoi supplementari (prima di forma scalare dagli inizi del 1943 cilindrici), corazzature ispessite o rinforzate con piastre aggiuntive, nuovi organi meccanici, periscopi e altre parti inoltre, l’ aggiunta di maniglie sullo scafo e ai lati della torretta permise il trasporto della fanteria prassi pericolosa ma indispensabile a causa della carenza di automezzi nell’esercito sovietico.

 

LE NUOVE VERSIONI

Contemporaneamente ai carri armati vennero sviluppati alcuni derivati: nel gennaio 1943 apparve il cannone d’ assalto SU-122 dotato di un obice M-30 da 122 mm lungo 22,7 calibri posto in casamatta, alla fine dello stesso anno entrò in produzione il cacciacarri SU-85 armato di cannone da 85 mm lungo 54,6 calibri, la stessa arma venne istallata in una nuova torretta dando vita nel dicembre 1943 al T-34/85 Mod. 1943; la versione definitiva Mod. 1944, prodotta dalla primavera 1944 aveva la radio spostata dallo scafo alla torretta, ventilazione più efficiente, la cupola arretrata e tre uomini in torretta. La variante del dopoguerra il Mod. 1945 o T 34/85-Il, ebbe limitate modifiche alla corazzatura ai visori e alla trasmissione, nel settembre 1944 uscì daIle fabbriche il cacciacarri SU-100 dotato del potente cannone D-10S da 100 mm lungo 56 calibri e distribuito a pochi reparti della guardia poco prima del termine delle ostilità con la Germania. Sulla base del T-34 vennero prodotte anche limitate quantità di mezzi specializzati: sminatori, recupero, lanciafiamme (OT-34 e poi TO-34); alcune torrette da 76 mm vennero montate su cannoniere fluviali, fortificazioni e treni blindati. Alcune caratteristiche negative rimasero presenti su tutti i T-34: difficoltà nell’ evacuazione da parte dei due uomini posti nello scafo, limitata visibilità dall’ interno, difficile accessibilità ed eccessivo peso di alcune parti, presenza di “shot traps” (trappole per colpi) sulle torrette, munizioni per i cannoni inferiori a quelle americane e tedesche, corazzatura di spessore limitato. Il capocarro risultava oberato dai compiti, dovendo contemporaneamente dirigere il proprio mezzo e a volte anche altri carri, caricare il cannone e servire la mitragliatrice coassiale; inoltre non possedeva una cupola anche gli altri membri dell’ equipaggio erano costretti a operare in spazi estremamente angusti. A livello di impiego in azione risultò gravissima la mancanza sino al 1943 di apparati radio su ogni esemplare: la quantità dei carri T-34 costruiti sino al termine della seconda guerra mondiale è stata a lungo incerta, anche perché la produzione continuò dopo il maggio 1945, i più recenti dati reperiti negli archivi russi indicano 35000 T-34/76 e 18500 T-34/85, per un totale di 53500 esemplari.

 

I T-34 NEL DOPOGUERRA

Nel dopoguerra l’ armata rossa rimase in maggior parte equipaggiata con il T-34, sostituito gradualmente da nuovi mezzi: il T-34 rimase in servizio nei reparti della riserva sino agli anni settanta. Dopo il massiccio uso fatto durante la guerra gli eserciti polacco e cecoslovacco continuarono a utilizzare i T-34, presto seguiti dagli altri paesi del Patto di Varsavia. Anche la Iugoslavia, l’ Albania e altre nazioni ricevettero il carro che fu protagonista in altri scontri militari: nella guerra di Corea, durante la rivolta ungherese, nei conflitti arabo-israeliani, in Angola, nel Vietnam e nei combattimenti nella ex Iugoslavia.

 

T-34 SCHEDA TECNICA

Dimensioni Lunghezza 5.92 m
Larghezza  2.98 m
Altezza       2.44 m
Peso Totale 26.5 tons
Equipaggio 4
Propulsione V2-34, raffreddato a liquido, 12 cilindri a V di 60°, cilindrata 38,88 litri, diesel, sviluppante 500 cv
Velocità  54 Km/h 
Autonomia in strada  300 Km 
Armamento Cannone rigato da 76,2 mm
Mitragliatrice coassiale al cannone 7,62 mm
Mitragliatrice nello scafo da 7,62 mm
Corazza Anteriore   45 mm
Laterale    40 mm
Retro        45 mm

 


 

Carro T-34/76 del 1941 con una singolare livrea invernale bicolore delle guardie rosse sovietiche, nell’ autunno del 1941.


 

Carro T-34/76 del 1942 in livrea invernale, offensiva di Stalingrado gennaio-febbraio 1943.


 

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