FERDINAND

GERMANIA (1942)

 

DESCRIZIONE

Fu il primo cacciacarri pesante a essere costruito in serie dai tedeschi: il soprannome di Ferdinand derivò dal nome dell’ ingegner Porsche, proprietario dell’ omonima azienda. Tra l’ aprile e il maggio 1943 i cacciacarri vennero completati dalla Nibelungenwerk, modificati con l’ adozione di due affidabili motori Maybach del tipo montato sui Panzer IV al posto dei due Porsche 101 raffreddati ad aria. Il Ferdinand si presentava come un massiccio veicolo corazzato suddiviso in tre distinte parti: sul davanti erano comodamente ospitati due dei sei uomini di equipaggio, il pilota a sinistra e l’ operatore radio a destra, alle loro spalle si trovava la grande sezione occupata dai due motori, dai radiatori e dalla trasmissione elettrica. Il retro dello scafo alloggiava in basso le parti meccaniche di trasmissione alle due ruote motrici posteriori; la parte superiore era invece occupata dalla spaziosa camera di combattimento, con il cannone da 88/71 mm, le munizioni e il resto dell’ equipaggio: capocarro, puntatore e due serventi. Il peso in ordine di combattimento era salito a 65 tonnellate e la velocità su strada e in percorsi misti risultò di conseguenza bassa; inoltre apparve subito critica la robustezza di alcuni componenti meccanici, progettati per un veicolo da 50 tonnellate. Un altro problema dato dal notevole peso era costituito dal traino dei mezzi immobilizzati, per il quale erano necessari ben cinque semicingolati da 18 tonnellate SdKfz 9; la soluzione venne data dall’ ingresso in servizio dei tre Bergetiger (P) o (Bergepanzer Ferdinand) e in seguito dei Bergepanther. Il cannone da 88 mm si dimostrò imbattibile contro i veicoli corazzati e utile anche nel tiro di proiettili ad alto esplosivo

 

L’ IMPIEGO

Appena consegnati ai reparti nella primavera del 1943, i Ferdinand vennero sottoposti a lunghe prove, mentre gli equipaggi seguivano un addestramento intensivo. Dopo alcune modifiche ai mezzi, tutti i Ferdinand (tranne uno rimasto in Germania) furono trasferiti in treno sul fronte orientale, nella massima riservatezza. Gli 89 cacciacarri costituivano infatti una delle armi segrete di Zitadelle, l’ operazione tedesca che doveva eliminare il saliente sovietico di Kursk e riportare all’ offensiva le armate germaniche. Proprio per attendere la presenza di nuovi mezzi come i Ferdinand e i carri Panther, l’ operazione fu più volte rimandata; il 5 luglio 1943 Zitadelle prese finalmente il via e i Ferdinand dello schwere Panzerjager-Regiment 656 furono utilizzati come arieti per sfondare le linee fortificate sovietiche, ottenendo alcuni successi locali a prezzo però di perdite dovute soprattutto a guasti meccanici e mine. Entro il 1° agosto risultarono perduti 39 Ferdinand, contro la distruzione dichiarata di oltre 600 mezzi corazzati, pezzi di artiglieria e bunker avversari. Gli esemplari rimasti immobilizzati vennero autodistrutti dagli equipaggi, per impedire la cattura da parte del nemico; nessun mezzo fu distrutto dai carri o dai cannoni anticarro nemici, ma molti subirono gravi danni dai normali proiettili esplosivi d’ artiglieria, poiché le grate superiori di aerazione dei motori non erano abbastanza robuste per fermare le schegge più grosse. A fine agosto i restanti 50 Ferdinand furono concentrati nello schwere Panzerjager-Abreilung 653 e continuarono a operare sul fronte orientale sino a novembre, distruggendo altri 500 carri nemici, contro la perdita di soli otto semoventi. In dicembre i mezzi superstiti partirono per l’ Austria, dove furono ricostruiti come Elefant. In febbraio la l° compagnia del battaglione fu inviata in Italia; le altre due compagnie nell’ aprile 1944 si trasferirono sul fronte ucraino, ottenendo altri successi contro l’ Armata Rossa. In ottobre i quattordici esemplari rimasti formarono la schwere Panzerjiiger-Kompanie 614, che continuò a combattere senza sosta i sovietici sino alla battaglia finale in Germania nell’ aprile 1945.

 

IL FERDINAND SUL FRONTE ORIENTALE

Il debutto dei Ferdinand avvenne nel luglio 1943, nel corso dell’ offensiva tedesca contro le linee fortificate sovietiche davanti a Kursk: i risultati ottenuti furono lusinghieri specialmente grazie al cannone da 88 mm lungo 71 calibri, potentissimo e preciso sino a grande distanza. L’ impiego al fronte fece però emergere numerosi problemi di natura meccanica ed elettrica e di ordine tattico per i quali venne prontamente avviato un programma di miglioramento. Infatti molti Ferdinand erano rimasti immobilizzati dal fango e dalle mine, dato che era mancata l’ esplorazione e la preparazione del terreno da parte dei reparti di appoggio, e alcuni avevano subito attacchi a sorpresa da parte delle fanterie e dei cannoni controcarri sovietici. Dopo la riparazione dei Ferdinand superstiti, da agosto sino a novembre essi furono utilizzati senza sosta nella parte centrale del fronte orientale, infliggendo gravi perdite all’ avversario; specialmente ai carri e ai semoventi, colpiti anche a distanze superiori ai tre chilometri, e respingendo alcuni attacchi. Le tecniche di impiego erano state adeguate e adesso i Ferdinand potevano agire non a diretto contatto col nemico, usufruendo della copertura da parte di mezzi corazzati più piccoli, dell’ artiglieria e dei granatieri. Entro la fine del 1943 le “vittime” dei Ferdinand avevano superato le 1000 unità, compresi 54 carri sovietici colpiti da due soli cacciacarri nella giornata del 25 novembre 1943. Ritiratisi verso la Germania insieme alle altre formazioni tedesche, i cacciacarri pesanti continuarono a operare con successo, sino a che gli ultimi quattro esemplari vennero perduti alla fine di aprile del 1945 a sud di Berlino.

 

L’ ELEFANT

Nel dicembre 1943 i 42 Ferdinand superstiti alle azioni sul fronte orientale furono inviati in Austria, presso il principale stabilimento della Nibelungenwerk, per un approfondito ciclo di manutenzione in quella sede furono apportate numerose migliorie, dando vita a quello che dal febbraio 1942 venne ribattezzato Elefant, anche se il nome Ferdinand apparve sui documenti sino al termine della guerra. Furono adottate protezioni alle grate superiori, ai tubi di scarico e del carburante, una cupola per il capocarro e una mitragliatrice di scafo; la mancanza di quest’ ultima si era avvertita in occasione degli attacchi dei fanti sovietici; inoltre sui mezzi venne stesa una copertura esterna in Zimmerit, pasta amagnetica che serviva a impedire l’ adesione di mine. Tra febbraio e marzo 1944 tutti gli esemplari furono portati al nuovo standard, ottenendo mezzi molto più potenti e affidabili. Il 22 gennaio 1944 arrivò la notizia dello sbarco angloamericano ad Anzio e Nettuno, in Italia: il comando tedesco ordinò di costituire una compagnia autonoma e di trasferirla nel Lazio: a fine febbraio la 1° compagnia dello schwere Panzerjager-Abteilung 653 risultava già operativa nella zona con undici Elefant, un Bergepanzer Ferdinand e due Panzer III per il trasporto munizioni. In marzo furono perduti due semoventi, mentre i restanti dovettero essere sottoposti a continue manutenzioni presso le officine di Roma; vennero distrutti diversi carri avversari, ma il terreno fangoso e i bombardamenti alleati ridussero la mobilità, portando a un utilizzo prevalente come bunker statici. L’ offensiva nemica scattata il 26 maggio 1944 dalla testa di ponte portò ad altre perdite e solo due Elefant sopravvissero alla ritirata tedesca verso la Toscana, da dove i resti del reparto partirono per raggiungere le altre due compagnie del battaglione. Un Elefant in buono stato venne catturato dalle truppe americane a sud di Roma; trasferito negli Stati Uniti per prove, si trova oggi esposto nel museo di Aberdeen.

 

FERDINAND SCHEDA TECNICA

Dimensioni Lunghezza 6.97 m
Larghezza  3.38 m
Altezza       2.97 m
Peso Totale 65 tons
Equipaggio 6
Propulsione Due Maybach HL 120 TRM, a benzina, raffreddati a liquido, ciascuno con 12 cilindri a V, cilindrata 265 cv.
Velocità  30 Km/h  
Autonomia in strada (fuoristrada)  150 Km (90 Km)
Armamento Cannone rigato Pak 43/2 L/71 da 88 mm 
Mitragliatrice anteriore MG34 da 7,92 mm
Corazza Anteriore     200 mm
Laterale      80 mm
Retro          80 mm
Produzione 91

 


 

Carro armato Ferdinand del 654° Panzer-Abteilung, Kursk, estate 1943.


 

Carro armato “Elefant” della 1° compagnia, 653 Schwere Heeres Panzerjäger Abteilung, Anzio-Nettuno, marzo 1944.


 

FOTO GALLERY

 


 

VIDEO


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.